La Serbia ha un ruolo cruciale per l’intera UE
L’Italia e la Serbia celebrano nel 2019 il “doppio anniversario” di 140 anni di relazioni diplomatiche e 10 di partenariato strategico. Qual è il Suo messaggio principale?
Questo è davvero un anno speciale per le relazioni bilaterali tra Italia e Serbia. Che il momento sia di particolare rilevanza è dimostrato proprio dal fatto che domani il nostro Primo Ministro Giuseppe Conte sarà qui a Belgrado, come sua prima visita bilaterale in un Paese del continente europeo. Italia e Serbia godono di eccellenti relazioni bilaterali, confermate da una sincera amicizia e molteplici affinità. La Serbia ha grandi potenzialità e da quando sono arrivato, poco meno di un anno fa, ho potuto constatare quanti sforzi sta facendo il Paese. Non posso che dire “avanti così” e soprattutto “sempre insieme”!
La Serbia può infatti svolgere un ruolo cruciale per noi e per tutta l’Unione europea nell’assicurare la stabilità dell’area balcanica e una più intensa cooperazione regionale. L’Italia da parte sua continua a sostenere con convinzione il processo di adesione europea della Serbia. Proprio per questo, incoraggiamo Belgrado a progredire rapidamente sul fronte delle riforme interne. Ci sono stati diversi progressi negli ultimi anni e siamo qui perché la Serbia possa continuare a sentirsi sostenuta da questo punto di vista. I miglioramenti che si rendono necessari riguardano l’ambito economico ma anche l’amministrazione e lo stato di diritto (riforma della giustizia, media, lotta alla corruzione). Le riforme sono innanzitutto nell’interesse prioritario dei cittadini serbi, la cui partecipazione alla vita pubblica è fondamentale.
Quali iniziative prevede l’Italia quest’anno?
Sentiamo che l’Italia è particolarmente amata in Serbia, perciò abbiamo pensato a un programma culturale molto ricco che speriamo sia degno delle aspettative del pubblico serbo, sempre molto attento ed esigente. Le celebrazioni per i 140 anni dallo stabilimento delle relazioni diplomatiche e per i 10 anni dalla firma del partenariato strategico sono un’occasione imperdibile per riaffermare i valori della cultura, dell’incontro e della creatività in tutti i settori. Una delle prime e più importanti iniziative dell’anno è la mostra “La scuola del Bernini e il Barocco romano” che sarà inaugurata dopodomani, il 7 marzo, al Museo Nazionale. Lo spirito dell’intera offerta culturale dell’anno vede la bellezza e l’innovazione al centro di un’agenda che varia dall’arte alla musica, dalla letteratura al cibo e alla cucina, dalla ricerca al design.
Il calendario di eventi, una selezione unica e assai diversificata di manifestazioni in tutti i campi, vede la cultura come mezzo d’incontro. Il “Vivere all’Italiana” non è uno slogan, ma un complesso di eredità culturale che ci definisce, e che rende l’Italia quella “superpotenza culturale” tanto ammirata anche in Serbia. Il pubblico locale potrà ammirare opere storiche, assistere a concerti d’alto livello, vivere la venuta a Belgrado di grandi personaggi come Eros Ramazzotti o Isabella Rossellini. Anche l’offerta economico-commerciale diventa una cosa sola con la cultura, quando ad esempio, la partecipazione dell’Italia alla Fiera dell’Agricoltura di Novi Sad come Paese partner sarà accompagnata da un concerto diretto dal Maestro Marciano’.
Perché l’Italia sta investendo così tanto nei Balcani? Quali sono i benefici per l’Italia nel partenariato strategico con la Serbia?
Quando si parla di investimento, vorrei parlare di “investimento a tutto tondo” che l’Italia ha fatto nei Balcani all’inizio degli anni 2000, e prima che altri mostrassero analogo interesse. Tra Roma e Belgrado vi è una “relazione speciale”, finalizzata a intensificare i rapporti esistenti in tutti i campi. Negli ultimi anni si sono susseguite intese per instaurare e approfondire scambi in molti settori: dalla lotta alla corruzione e al crimine organizzato, alla politica della concorrenza e all’innovazione nell’agricoltura, solo per citare alcuni esempi tra loro assai diversi.
Da punto di vista strettamente economico, secondo l’Ente di statistica serbo, nel 2018 gli scambi commerciali tra Italia e Serbia hanno superato, per la prima volta, la soglia record dei 4 miliardi di euro. L’Italia è il primo Paese importatore di beni prodotti in Serbia (1,99 miliardi di euro nel 2018) e il secondo Paese esportatore verso la Serbia (2,05 miliardi di euro). Le aziende italiane in Serbia sono oltre 600 e sono presenti da Subotica a Vranje, da Uzice a Bor. Grazie agli investimenti italiani trovano impiego in Serbia oltre 25.000 persone. Siamo qui per continuare ad alimentare questa cooperazione anche in settori innovativi e promettenti come quello scientifico-tecnologico.
Inoltre, la Serbia rappresenta per le imprese italiane un mercato in evoluzione, che offre numerose opportunità di sviluppo per le nostre aziende grazie alla posizione geografica privilegiata, alla forte spinta innovativa e tecnologica, alle qualità umane e professionali dei lavoratori serbi, alle prospettive di integrazione commerciale a livello regionale, ma anche e soprattutto nel quadro del mercato unico europeo. Tutto questo costituisce un patrimonio su cui è interesse reciproco continuare a puntare.
Sappiamo che la questione del Kosovo è la condizione principale nei negoziati europei con la Serbia ma allo stesso tempo abbiamo visto alcune mosse negative da Pristina come l’imposizione di tariffe, retorica ostile e la trasformazione delle forze di sicurezza del Kosovo in un esercito. Qual è la posizione italiana in materia?
Il raggiungimento di un accordo omnicomprensivo e giuridicamente vincolante tra Belgrado e Pristina è fondamentale per la stabilità dell’intera regione ed è in cima alle priorità dell’UE nei Balcani. Sull’imposizione delle tariffe da parte di Pristina sui prodotti serbi, non posso che ribadire – come l’UE continua a fare – l’urgenza di rimuovere i dazi il prima possibile. Belgrado ha conservato in proposito un atteggiamento responsabile che abbiamo apprezzato; è importante, in tale quadro, che anche da parte serba ci si impegni al fine di accrescere la fiducia reciproca tra le parti, onde favorire una positiva conclusione del Dialogo facilitato dall’UE, che rimane decisivo per il raggiungimento di una soluzione di compromesso con Pristina.
Qual è la posizione politica dell’Italia riguardo al percorso della Serbia in Europa considerando l’approccio dell’Italia verso le istituzioni europee?
Il negoziato per l’adesione della Serbia all’UE è complesso e richiede tempo. Obiettivi da raggiungere, riforme da compiere e standard da acquisire sono compiti impegnativi, soprattutto se comportano fondamentali cambiamenti all’interno del Paese. Dal mio punto di vista, credo che sarebbe nell’interesse della Serbia anche continuare a valorizzare la comunicazione sull’UE nel rapporto con i cittadini, soprattutto per sottolineare i risultati che sono stati raggiunti e per mettere in luce i vantaggi del proseguire lungo la strada europea.
Quanto alle istituzioni europee, come ha affermato il Presidente del Consiglio Conte al suo recente discorso al Parlamento Europeo sul Dibattito sul futuro dell’Europa, il nostro compito è oggi quello di “rilanciare il progetto europeo” affinché riguadagni in credibilità e coesione, oltre che per renderlo più sostenibile, efficace e plausibile. E’ molto importante quindi per noi che il processo di adesione della Serbia all’UE – alla nostra stessa casa comune -, che sosteniamo fortemente, sia accompagnato da una prospettiva credibile che lo stesso progetto europeo deve saper offrire.