L’Italia ha insistito per aderire al processo di Dialogo tra Belgrado e Pristina, attraverso il suo inviato speciale. Come vede questo processo e pensa che nel prossimo futuro ci possa essere un progresso e se l’Italia sarà maggiormente coinvolta nel processo?
L’interesse e la presenza dell’Italia nei Balcani sono elementi costanti della nostra politica estera e rappresentano un destino ineluttabile. Per questo ho posto particolare enfasi sul rilancio della nostra azione diplomatica nella regione. Non è quindi una novità l’attivo coinvolgimento dell’Italia nel Dialogo fra Belgrado e Pristina facilitato dall’UE, una linea che abbiamo sempre sostenuto e riteniamo necessaria per salvaguardare la pace e la stabilità di una regione strategica per noi e per l’Europa.
Siamo anzitutto convinti che gli accordi sinora firmati dalle due parti debbano essere pienamente attuati, a partire dalla creazione dell’Associazione delle Municipalità a maggioranza serba, che deve essere istituita senza ulteriori ritardi in linea con quanto previsto dagli accordi di Bruxelles.
Si tratta di un passaggio importante, sottolineato anche nella lettera congiunta che il Presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, insieme al Presidente Macron e al Cancelliere Scholz hanno inviato al Presidente Vucic e al Primo Ministro Kurti alla vigilia dell’incontro di Bruxelles dello scorso 27 febbraio. L’intesa raggiunta a Ohrid il 18 marzo sulla base della proposta europea dischiude ora una straordinaria opportunità per procedere con la normalizzazione dei rapporti tra Belgrado e Pristina, essenziale per la prospettiva europea di entrambe le parti. Questa intesa va ora attuata senza indugi. Da questo punto di vista apprezziamo l’impegno assunto dal Presidente Vucic che testimonia ancora una volta il suo atteggiamento realista e costruttivo.
Lei partecipa al Business and Science Forum Serbia-Italia a Belgrado, qual è l’obiettivo di questo evento?
Il Business and Science Forum è il primo dei seguiti concreti della conferenza nazionale dedicata ai Balcani che si è svolta a Trieste lo scorso 24 gennaio. In quell’occasione abbiamo avviato una riflessione insieme alle nostre realtà produttive per elaborare una strategia organica e mettere le imprese al centro della presenza italiana in Serbia e nei Balcani Occidentali.
Il Business and Science Forum è espressione di questa visione. Vogliamo sostenere la crescita dell’economia serba, tra le principali della regione, che presenta grandi opportunità per le imprese italiane. Il nostro obiettivo è quello di rinnovare la nostra presenza economica in Serbia puntando su alcuni settori strategici ed innovativi: transizione verde ed energetica; agricoltura sostenibile e agri-tech; infrastrutture; cooperazione scientifica.
Inoltre grazie a Cassa Depositi e Prestiti, SACE e SIMEST, metteremo a disposizione anche una serie di strumenti finanziari volti a sostenere l’internazionalizzazione delle imprese italiane. Le oltre 150 imprese italiane che parteciperanno al “Business and Science Forum” e circa 400 Incontri “Business to Business” già fissati dimostrano che la strada intrapresa è quella giusta. Siamo convinti che il “Business and Science Forum” sarà il punto di partenza di una nuova fase di cooperazione economica tra Italia e Serbia fondata sul partenariato tra le nostre aziende.
Come vede la cooperazione economica tra i due Paesi e c’è spazio per nuovi investimenti italiani in Serbia?
Partiamo dai numeri. Le aziende con una quota di capitale italiano in Serbia sono più di 1.200. Sono aziende molto variegate, che spaziano dai grandi gruppi alle micro-imprese, attive nei settori più diversi (dall’automotive al bancario, dal tessile all’assicurativo, fino alla digitalizzazione e alle rinnovabili) e diffuse in tutto il territorio serbo.
Questo tessuto imprenditoriale impiega circa 50.000 persone e genera oltre il 5% del PIL serbo. L’Italia rimane il terzo partner commerciale della Serbia, il secondo tra i Paesi dell’Unione Europea, con un interscambio che nel 2022 ha superato i 4,5 miliardi di euro. Si tratta di dati che dimostrano come le relazioni commerciali tra i nostri due Paesi siano eccellenti.
L’Italia è stata tra i primi Paesi che all’inizio degli anni 2000 ha creduto nelle potenzialità dell’economia serba e ci crediamo ancora oggi. Queste relazioni eccellenti non vanno date per scontate né acquisite, ma vogliamo anzi “aggiornarle”, rinnovarle e rilanciarle.
La Serbia sta cambiando, proponendosi come hub regionale per la tecnologia, l’innovazione e la transizione verde, e noi intendiamo puntare su queste capacità. Anche in questo senso va letto il volet scientifico del Forum e la partecipazione della Ministra dell’Università e della Ricerca, la senatrice Annamaria Bernini. Firmeremo inoltre numerosi accordi in diversi settori e intese finanziarie, altrettanto fondamentali per rafforzare i nostri rapporti economici e scientifici.
Sono convinto che ci sia spazio per un ulteriore rafforzamento e approfondimento della cooperazione economica tra i nostri due Paesi, una cooperazione che può svilupparsi in settori innovativi e a più alto contenuto tecnologico.
Il 3 aprile prossimo si tiene in Italia un incontro ministeriale sull’integrazione europea dei Balcani occidentali. Cosa ci si può aspettare da quell’incontro? E come vede il futuro dei Balcani occidentali?
La Riunione Ministeriale del 3 aprile prossimo vuole segnare un ulteriore passo in avanti nel solco del rinnovato impegno politico ed economico italiano nella regione. Si inserisce in una serie di eventi che il nostro governo sta organizzando proprio con l’obiettivo di portare più Italia nei Balcani occidentali. L’incontro, che riunirà a Roma i Ministri degli Esteri dei 6 Paesi della regione fa seguito alla Conferenza nazionale “L’Italia e i Balcani Occidentali: crescita e integrazione” che abbiamo organizzato lo scorso 24 gennaio a Trieste. L’evento è stato dedicato principalmente ai temi del partenariato economico Italia – Balcani Occidentali, al ruolo del sistema imprenditoriale e produttivo italiano e agli strumenti di supporto e internazionalizzazione economica disponibili a livello nazionale e multilaterale.
Adesso vogliamo lavorare a livello politico: è urgente infine che la Ue sviluppi una nuova visione e metta l’allargamento alla regione tra le sue priorità. Solo la piena integrazione dei Balcani avrà ricadute positive per tutto il continente su dossier come lotta alla corruzione, contrasto dei traffici illegali, gestione e contenimento dei flussi migratori irregolari, prevenzione e contrasto del radicalismo.