La pandemia da Covid 19 sta richiedendo sforzi importanti alle aziende della moda.
Le fabbriche del Gruppo Calzedonia si sono tempestivamente adeguate alle direttive governative e aziendali per garantire il massimo livello di sicurezza per i suoi oltre 3500 dipendenti nel Paese.
Sono stati fatti importanti investimenti in tecnologia per il rilevamento in tempo reale della temperatura corporea, in procedure e prodotti per la sanificazione degli ambienti e in dispositivi di protezione individuale.
Sono state prodotte internamente più di 40.000 mascherine successivamente distribuite ai dipendenti e donate alle municipalità di Sombor, Kula, Subotica, Kikinda e Backa Topola.
Dopo due settimane di stop nella seconda metà di Marzo, le fabbriche hanno riaperto ad Aprile, seppur a forza ridotta.
Da inizio Maggio, in concomitanza con la riapertura del Paese, turni e capacità produttive sono tornate a livelli pre – emergenza.
Ad enfatizzare la spinta per la ripartenza e la ferma volontà di guardare avanti del Gruppo Calzedonia, sono stati ripristinati i piani di assunzione di personale per completare i progetti di investimento delle fabbriche site in Kula e Kikinda, parallelamente alle iniziative di recruitment sempre attive nei plant principali.
Il numero di dipendenti, durante il periodo di emergenza, è rimasto invariato e si stima una ulteriore crescita che porterà a superare i 4.000 dipendenti.
Il Gruppo italiano, capitanato da Sandro Veronesi, è presente in Serbia dal 2008, anno in cui è stato aperto il training center a Sombor. Pochi mesi di attività e il partenariato con la Serbia e le sue capacità industriali hanno dato evidenti riscontri positivi. Questo ha convinto il management ad espandere la presenza negli ultimi 10 anni fino ad arrivare alla configurazione attuale con 5 stabilimenti produttivi:
Fiorano Sombor (Confezione)
Fiorano Kula (Confezione)
Gordon Subotica (Confezione)
Gordon Kikinda (Confezione)
Flash Apatin (Tessitura e tintoria)
Adriano Zoni, direttore