L’Ambasciatore d’Italia Carlo Lo Cascio per Danas sull’attuale pandemia
L’UE DEVE ESSERE ALL’ALTEZZA DI QUESTA NUOVA SFIDA
· Il nostro è un Paese che lotta, lo ha fatto dal primo istante
· Anche in questa situazione difficile non è mancato il sostegno fraterno della Serbia
Come trascorre questi difficili giorni di pandemia? Segue i consigli medici?
Come le autorità serbe, oltre che i medici e gli esperti sanitari, hanno stabilito e tutti chiaramente evidenziato, è fondamentale stare a casa il più possibile, se non diversamente fattibile per questioni di lavoro o di assoluta necessità. Anch’io quindi proseguo il mio lavoro, adattandomi a uno stile di vita del tutto nuovo ma che, in questo momento, può salvare molte vite. Mi unisco all’appello, anche sulla scorta dell’esperienza e di analoghe previsioni di legge ed esortazioni in Italia, perché si resti il più possibile a casa. Come ha detto il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella “il senso di responsabilità dei cittadini è la risorsa più importante su cui può contare uno Stato democratico in momenti come quello che stiamo vivendo”.Colgo l’occasione per esprimere il mio cordoglio ai famigliari di quanti, anche qui in Serbia, hanno perso la vita a causa del COVID-19 e per incoraggiare quanti si sentono in difficoltà: con sentimenti di unità e responsabilità, ce la faremo!
E’ preoccupato per la situazione attuale nel Suo Paese?
La situazione in Italia è ancora molto critica. Negli ultimi giorni sono emersi dei segnali di un rallentamento nella crescita di nuovi contagi rispetto alle settimane precedenti, ma ciò non rappresenta un dato che di per sé possa rallegrarci – trattandosi comunque sempre di un numero elevato di malati, accompagnato da ulteriori decessi – né può essere considerato un dato definitivo nell’inversione di tendenza nei contagi. Ci sono comunque alcuni dati incoraggianti che indicano che le misure intraprese in Italia, dolorose ma necessarie, stanno producendo effetti positivi. Per questo, bisogna continuare con le misure precauzionali e di contenimento già intraprese e con un atteggiamento responsabile, condiviso e paziente. Così supereremo, in Italia, una pagina della nostra storia sicuramente indesiderata, ma che ora tocca affrontare con coraggio, forza d’animo e solidarietà.
Spera che l’Italia sia abbastanza forte da emergere come il vincitore nella lotta con il coronavirus?
Purtroppo, stiamo già pagando un prezzo altissimo in termine di vite umane. Ma il nostro è un Paese che lotta, e che lo ha fatto dal primo istante. Quando ci siamo trovati in una situazione difficilissima, è venuta fuori l’Italia migliore: ogni giorno ci sono tantissime persone che lavorano instancabilmente per sconfiggere il virus, per fare andare avanti il Paese, per assistere in molti modi chi da solo non ce la fa. Penso ai medici, agli infermieri, a tutto il personale sanitario e a chi con il proprio irrinunciabile lavoro (dalle forze di sicurezza ai farmacisti, a chi vende generi alimentari si espone quotidianamente ad altissimi rischi per la propria salute).
L’Italia si è scoperta più unita e orgogliosa che mai in questa circostanza. La distanza (letteralmente) non conta più: “iorestoacasa” è uno slogan efficace, che rappresenta uno stato di cose che ha fisicamente separato le persone, temporaneamente,anche se in molti casi dolorosamente, al fine di tutelarci tutti, ma che ci ha fatto ritrovare improvvisamente tutti vicini nell’avversità, contro un nemico “invisibile e insidioso” per usare le parole del Primo Ministro Conte. Non è tutto:mentre provvediamo ad applicare, con tempestività ed efficacia, gli strumenti contro le difficoltà economiche, dovremo iniziare a pensare anche al dopo emergenza, ovvero alle iniziative e alle modalità per rilanciare, gradualmente, ma con determinazione la nostra vita sociale e la nostra economia.
L’UE è criticata per non aver aiutato l’Italia ad affrontare la pandemia. Secondo Lei, tali accuse sono fondate o no?
In Europa dobbiamo evitare di compiere errori tragici. Ci attendiamo quindi che l’Unione europea sia all’altezza della sfida epocale rappresentata dal coronavirus: l’inerzia consegnerebbe ai nostri figli una società devastata L’Unione Europea deve dimostrare la sua ragion d’essere. Ma non si tratta solo di invocare il sostegno di Bruxelles per l’Italia, che pure, ne avrebbe titolo. Molto probabilmente l’esperienza italiana di contrasto alla diffusione della pandemia sarà (o è già, purtroppo) un modello di riferimento per tutti i Paesi UE, vista la dinamica della diffusione del virus nei vari Stati membri. Perciò le iniziative di solidarietà dovrebbero essere previste anche in un’ottica di comune interesse. Infine, la circostanza attuale, assolutamente sconvolgente e inattesa, dovrebbe far ripensare all’impiego di strumenti finanziari innovativi e adeguati, anziché all’adozione di misure pensate in circostanze e tempi diversi. Occorre quindi che l’Unione europea si faccia trovare pronta a questo appuntamento con la storia.
E’ soddisfatto del livello di solidarietà espresso in Serbia nei confronti del popolo italiano?
Il popolo serbo ci riserva da sempre un’amicizia speciale. Anche in questa grave occasione, non è mancato il sostegno fraterno della Serbia nei nostri confronti. Mi arrivano quotidianamente messaggi d’affetto e offerte d’aiuto che confortano e che sono segno di vicinanza e solidarietà. In questa drammatica circostanza, mi sento di dire questo: i nostri due popoli condividono un’umanità profonda. Oltretutto, mi ha colpito anche la fantasia con cui questa solidarietà è stata espressa (un altro sintomo di somiglianza): tra le varie manifestazioni di questo tipo, penso al concerto “a distanza” dedicato all’Italia dai membri dell’Orchestra del Teatro Nazionale serbo, un video visto moltissimo in Italia e particolarmente sentito. A mia volta, desidero esprimere il sostegno dell’Italia alla Serbia e a tutti gli amici serbi, perché in questa situazione non si scoraggino ma, pur nell’attuale momento di difficoltà, possano restare fiduciosi.
Marija Stojanovic
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