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Intervista dell’Ambasciatore Lo Cascio per il quotidiano Politika

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INTERVISTA: CARLO LO CASCIO, l’Ambasciatore d’Italia

L’AIUTO DELLA SERBIA SALVA LE VITE

La generosa donazione di materiale sanitario da parte della Serbia è un gesto di grande amicizia nel nome di un autentico valore europeo, la solidarietà, e certamente aiuterà a salvare le vite umane, dice per “Politika” Carlo Lo Cascio, l’Ambasciatore d’Italia, facendo riferimento all’aiuto che Belgrado ha inviato a Roma.

L’epidemia sta calando, quanto è importante l’assistenza serba al momento?

In Italia ci troviamo all’inizio di una fase di transizione. È vero, l’epidemia è ancora in corso ma i contagi stanno calando così come sta diminuendo, rispetto a qualche settimana fa, il numero dei ricoverati in terapia intensiva e quello dei decessi. Ci sono stati momenti molto difficili – soprattutto a marzo – ma ora sembra che, grazie ai sacrifici fatti dagli Italiani e alla serietà delle misure prese dal Governo, il contenimento del contagio stia funzionando. E’ un momento delicato: ci sono segnali che danno speranza, ma non dobbiamo pensare che il nemico sia stato definitivamente sconfitto. Per questo, mentre ci accingiamo ad allentare alcune delle misure restrittive a partire dal 4 maggio, dobbiamo perseverare nella lotta al virus. La “battaglia” continua innanzitutto negli ospedali ed è per questo che abbiamo bisogno di ogni aiuto possibile.

Questa assistenza ha ricevuto una grande risonanza. Perché secondo Lei?

L’amicizia che lega Italia e Serbia è una dinamica naturale. I nostri due popoli si sono spesso dati una mano a vicenda. L’anno scorso abbiamo celebrato i 140 di relazioni diplomatiche e i 10 anni di partenariato strategico: è stato un anno molto intenso, con molti eventi importanti (penso, ad esempio, alla visita del Premier Conte a Belgrado) che ha toccato tutti i settori del nostro ricco rapporto bilaterale (dall’economia alla cultura), ma è come se la ricorrenza della passata celebrazione abbia trovato il suo compimento in questo momento storico quando ci siamo trovati di fronte all’essenziale: abbiamo avuto bisogno di sostegno e voi ci avete aiutato. Come ha detto il Ministro degli Esteri Luigi Di Maio, non potremo dimenticare questo gesto. Abbiamo ricevuto donazioni anche da molti altri Paesi, il che in realtà ha dimostrato che la solidarietà è un valore sì prezioso, ma non ancora così raro, per fortuna. È vero, nella fase iniziale dell’emergenza c’è stata qualche ritardo nella reazione, ma è pur vero che questa crisi senza precedenti – una guerra contro un nemico invisibile – ha colto tutti di sorpresa. Occorrerà quindi fare tesoro di questa esperienza per stabilire meccanismi internazionali di aiuto più flessibili sulla base delle circostanze e dell’urgenza.

Bruxelles ha ammesso di aver commesso un errore con l’Italia all’inizio della crisi e di averla lasciata combattere da sola. Quali lezioni ha appreso l’Italia?

Credo che il ritardo iniziale nella risposta da parte dell’UE sia stato prevalentemente dovuto alla portata asimmetrica dell’emergenza sanitaria che ha colpito in maniera assai diversa gli Stati Membri. Italia e Spagna rientrano tra i più colpiti, mentre Paesi come la Svezia o il Portogallo sembrano tuttora avere un numero contenuto di contagi. Tutto ciò insieme, come dicevo, al carattere straordinario dell’emergenza, ha provocato un disorientamento iniziale, ma l’Unione sta reagendo ora con forza e in maniera coordinata. All’ultimo Consiglio Europeo è stata discussa l’istituzione di un “Recovery Fund” per sostenere i Paesi membri colpiti dal virus, che auspichiamo possa essere reso operativo al più presto. A ciò si aggiunge la solidarietà manifestata da molti Stati Membri come, ad esempio, la Germania che ha accolto oltre 40 malati gravi italiani nei propri ospedali e altri che hanno offerto aiuti di vario genere. Anche la Serbia, con la sua recente donazione, ha dimostrato forte attaccamento all’Europa e all’Italia. È evidente che solo insieme possiamo affrontare questa crisi e l’Italia, come sempre, lavora in Europa a sostegno dell’unità e della solidarietà.

J. Cerovina

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